INDEX

HOME-MENU

LA POESIA NELLA MUSICA

 

 

 

 

 

  

A L D A    M E R I N I

  

Pagina 2

 

 

 

 

 

La mia poesia è alacre come il fuoco

trascorre tra le mie dita come un rosario.

Non prego perchè sono un poeta della sventura

che tace,a volte, le doglie di un parto dentro le ore,

sono il poeta che canta e non trova parole,

sono la paglia arida sopra cui batte il suono,

sono la ninna nanna che fa piangere i figli,

sono la vanagloria che si lascia cadere,

il manto di metallo di una lunga preghiera

del passato cordoglio che non vede la luce.

 



 


La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.
 

 
 
Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
Qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle o nel mio grembo distrutto?
Sei così arido vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.

 

 

 


Io sono certa che nulla più soffocherà la mia rima,
il silenzio l'ho tenuto chiuso per anni nella gola
come una trappola da sacrificio,
è quindi venuto il momento di cantare
una esequie al passato.



 
Corpo, ludibrio grigio
con le tue scarlatte voglie,
fino a quando mi imprigionerai?
Anima circonflessa,
circonfusa e incapace,
anima circoncisa,
che fai distesa nel corpo?


 

 

A tutti i giovani raccomando:
aprite i libri con religione,
non guardateli superficialmente,
perchè in essi è racchiuso
il coraggio dei nostri padri,
E richiudeteli con dignità
quando dovete occuparvi di altre cose.
Ma soprattutto amati i poeti.
Essi hanno vangato per voi la terra
per tanti anni, non per costruirvi tombe,
o simulacri, ma altari.
Pensate che potete camminare su di noi
come su dei grandi tappeti
e volare oltre questa triste realtà quotidiana.
 



Le mie impronte digitali
prese in manicomio
hanno perseguitato le mie mani
come un rantolo che salisse la vena della vita,
quelle impronte digitali dannate
sono state registrate in cielo
e vibrano assieme
ahimè
alle stelle dell'Orsa Maggiore.
 
 


 

 

 
Del tutto ignari della nostra esistenza
voi navigate nei cieli aperti dei nostri limiti,
e delle nostre squallide ferite
voi fate un balsamo per le labbra di Dio.
Non vi è da parte nostra conoscenza degli angeli,
nè gli angeli conosceranno mai il nostro martirio,
ma c'è una linea di infelicità come di un uragano
che separa noi dalla vostra siepe.
Voi entrate nell'uragano dell'universo
come coloro che si gettano nell'inferno
e  trovano il tremolo sospiro
di chi sta per morire 
e di chi sta per nascere.


 
 
 

 

Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Cosi, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all’umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d’oro
e l’albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu si, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l’ assenzio
di una sopravvivenza negata.

 

 

Ah se almeno potessi,
suscitare l'amore
come pendio sicuro al mio destino!
E adagiare il respiro
Fitto dentro le foglie
E ritogliere il senso alla natura!
O se solo potessi
Toccar con dita tremule la luce
Quella gagliarda che ci sboccia in seno,
corpo astrale del nostro viver solo
pur rimanendo pietra, inizio, sponda
tangibile agli dei
e violare i più chiusi paradisi
solo con la sostanza dell'affetto.

 



No, non chiudermi ancora nel tuo abbraccio,
atterreresti in me questa alta vena
che mi inebria dall'oggi e mi matura.
Lasciamo alzare le mie forze al sole,
lascia che mi appassioni dei miei frutti,
lasciami lentamente delirare
e poi coglimi solo e primo e sempre
nelle notti invocato e nei tuoi lacci
amorosi tu atterrami sovente
come si prende una sventata agnella.

 

 

 

La casa non geme più sotto lo scricchiolio dei tuoi passi,
la casa non geme più 
e datemi i rumori
i rumori pesanti
datemi i rumori di Charles 
datemi il suo pensiero e il suo lento fuggire 
ridatemi i rumori, della sua carne perfetta.
 
 
 
IO sono folle, folle, folle d'amore per te . 
io gemo di tenerezza perchè sono folle, folle, folle 
perchè ti ho perduto .
Stamane il mattino era cosi caldo 
che  a me dettava quasi confusione 
ma io era malata di tormento ero malata di tua perdizione.
 
 

O poesia , non venirmi addosso
sei come una montagna pesante,
mi schiacci come un moscerino;
poesia, non schiacciarmi
l’insetto è alacre e insonne,
scalpita dentro la rete,
poesia, ho tanta paura,
non saltarmi addosso, ti prego.

 

 

Abbi pietà di me che sto lontana
che tremo del tuo futile abbandono,
tienimi come terra che pur piana
dia nella pace tutto il suo perdono
od anche come aperta meridiana
che dia suono dell'ora e dia frastuono,
abbi pietà di me miseramente
poiché ti amo tanto dolcemente.
 
 
Ci sono pittori che scrivono con le rime 
e disegnano foreste entro cui
vanno a vivere con i loro amori.
 Si contentano di un solo pensiero, 
lo vestono di rubini e 
credono che sia un re.
I poeti non credono alle date, 
credono che la loro storia cominci
dalla presenza.
 

 

 

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.

 

 

 

 

 

L'anima

Che grande scultore sei tu 
che hai scolpito il tuo volto di pietra 
tra le mie braccia 
e ormai amore morto 
mi sei diventato figlio 
ti tengo sulle ginocchia 
e piango perché il ricordo di te 
mi pesa come un sepolcro.

 
 
Vedessi com'è grande il pensiero del mare
dove il mio dolce amore oggi è andato a pescare.
Vedessi come è grande la vela del pensiero
eppure sono sola come un vecchio mistero.
Vedessi che coralli ci sono in fondo al mare
e lui non mi ha pescato perchè doveva andare.
Vedessi come piango un pianto universale
un amore così bello non doveva far male.

 

 

 

Lettere

Rivedo le tue lettere d'amore
illuminata adesso da un distacco,
senza quasi rancore.

L'illusione era forte a sostenerci,
ci reggevamo entrambi negli abbracci,
pregando che durassero gli intenti.
Ci promettemmo il sempre degli amanti,
certi nei nostri spiriti divini.

E hai potuto lasciarmi,
e hai potuto intuire un'altra luce
che seguitasse dopo le mie spalle.

Mi hai resuscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina,
mi hai resa divergenza di dolore,
spazio, per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore.

E mi hai lasciato solo le tue lettere,
onde io le ribevessi nella tua assenza.

Vorrei un figlio da te,
che sia una spada lucente,
come un grido di alta grazia,
che sia pietra, che sia novello Adamo,
lievito del mio sangue
e che dissolva più dolcemente
questa nostra sete.

Ah se t'amo!
Lo grido ad ogni vento
gemmando fiori da ogni stanco ramo,
e fiorita son tutta
e di ogni velo vò scerpando il mio lutto
perché genesi sei della mia carne.

Ma il mio cuore trafitto dall'amore
ha desiderio di mondarsi vivo,
e perciò, dammi un figlio delicato!
Un bellissimo vergine viticcio
da allacciare al mio tronco.

E tu, possente padre,
tu olmo ricco di ogni forza antica,
mieterai dolci ombre alle mie luci.

 

 

Torna alla pagina 1

 

 

 

 Sito ufficiale : http://www.aldamerini.it/

biografia e notizie su : http://it.wikipedia.org/wiki/Alda_Merini

 

 

 

altri poeti presenti nel sito

  

Torna alla pagina 1

 

 

 

 

    

Torna alla pagina 1