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DALL'INVERNO ALLA PRIMAVERAQuando l'inverno muore lentamente nella primavera, nelle sere di quei bei giorni limpidi, lieti, senza vento, su cui si tengono spalancate per le prime volte le finestre e si portano sulle terrazze i vasi dei fiori, le città offrono uno spettacolo gentile e pieno d'allegrezza e di poesia. A passeggiare per le vie si sente, di tratto in tratto, sul viso, un'ondata d'aria tiepida, odorosa. Di che? di quali fiori? di quali erbe? Chi lo sa!
SE FOSSI UN PITTORE ( A mia madre)
Non sempre il tempo la beltà cancella, o la sfioran le lagrime e gli affanni; mia madre ha sessant'anni e più la guardo e più mi sembra bella.
Non ha un detto, un sorriso, un atto, che non mi tocchi dolcemente il core!... Ah! Se fossi pittore: farei tutta la vita il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando china il viso perch'io le baci la sua treccia bianca, o quando, inferma o stanca, nasconde il suo dolor sotto un sorriso...
Ma se fosse un mio pregio in cielo accolto, non chiederei del gran pittor d'Urbino il pennello divino per coronar di gloria il suo bel volto,
vorrei poter cangiar vita con vita, darle tutto il vigor degli anni miei, veder me vecchio, e lei dal sacrificio mio ringiovanita.
GRANDINATA
L’aria s’affredda, il sole si nasconde,
Strepitando vien giù candida e bella,
SOTTO LE MURA DI ROMA
Rammenti, amico mio, che belle notti Ma lo potevo far con quei calzoni?
SULLA STRADA FERRATA
Corre il treno sonante in riva al mare.
Si riparte, e siam qui come ranocchi,
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SUL MARE
Mugge e strepita il mar, danza il naviglio,
LA PIOGGIA
Con che dolcezza i primi anni rammento
ALLA PIOGGIA
Scendi a torrenti, giù, pioggia feconda.
ALLA TERRA
T’amo, feconda e pia terra, e t’ammiro,
L'ULTIMO GIORNO
Vorrei morire in questa bianca villa,
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L'AMORE AL TRAMONTO
Talor, sognando, mi raccolgo anch’io
E già, rapito nella mia ventura,
ALLA GLORIA Bagliore d’un momento
A FIRENZE Arno gentil, fiorenti
NEL GIARDINO Col guardingo terror d’un masnadiero
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AL MARE
Salve, o gran mar! Come un eterno aprile
IL 20 SETTEMBRE 1870
Anch’io gl’intesi i primi inni guerrieri
I MIEI BAMBINI
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COME VORREI MORIRE
Quando il pensiero di morir m’accese
PIOVETE, O BACI
Piovete, baci, dolorosi, ardenti.
ALL'ARTE
Qualche volta t’insulto e mi ribello
AL LIBRO
Va, caro figlio del mio core, addio!
L’ultima volta io ti comprimo al petto
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BONTA' ( a un amico)
Quella bontà che nel mio cor rinviene
E chi m’offende con maligna mente
Oh chi afflisse o ferì l’anima mia,
E mi si disse: — Muterai natura
LEZIONE A FINESTRE APERTE
Dalle finestre della scuola si vedeva il cielo azzurro, gli alberi del giardino tutti coperti di germogli, e le finestre delle case spalancate, con le cassette, e i vasi già verdeggianti. Il maestro non rideva, ma era di buon umore, e spiegava un problema alla lavagna, celiando. E si vedeva che provava piacere a respirar l'aria del giardino che veniva per le finestre aperte, piena d'un buon odor fresco di terra e di foglie, che faceva pensare alle passeggiate campagna. Mentre egli spiegava, si sentiva in una strada vicina un fabbro ferraio che batteva sull'incudine, e nella casa di faccia una donna che cantava per addormentare il bambino. Tutti parevano contenti. A un certo momento il fabbro si mise a picchiar più forte, la donna a cantar più alto. Il maestro s'interruppe e prestò l'orecchio. Poi - disse lentamente, guardando per la finestra: Il cielo che sorride, una madre che canta, un galantuomo che lavora, dei ragazzi che studiano: ecco delle cose belle. Quando uscimmo dalla classe, vedemmo che anche tutti gli altri erano allegri. lo non sentii mai tanta contentezza come questa mattina a veder mia madre che mi aspettava nella strada. E glielo dissi, andandole incontro: Sono contento: cos'è mai che mi fa così contento questa mattina? E mia madre mi rispose sorridendo che era la bella stagione e la buona coscienza.
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